mercoledì 20 marzo 2013

L'elogio della timidezza.

Nel nostro tempo, nei secoli del Nostro Signore Domineddio Ventesimo e Ventunesimo,si concepisce l'estroversione come un valore, una cosa positiva, una chiave per le porte del mondo.
In effetti non si crede che la Minetti, se fosse stata "introversa", sarebbe arrivata sugli scranni del Consiglio della Regione Lombardia, allora è vero che l'estroversione apre le porte del mondo; lei poi ha aperto anche qualcos'altro (battuta facile).
Gli estroversi, i solari, quelli che rendono partecipi il mondo dei loro pensieri, in effetti non faticano a trovare negli ambienti più disparati persone con cui poter intraprendere discussioni trascendentali sui massimi sistemi o, più semplicemente, fare conversazioni che hanno la stessa utilità e spessore culturale di Scilipoti. Ma in effetti le persone estroverse son belle da vedere, sono generalmente inclusive, riescono a catalizzare l'attenzione su di loro togliendola ad altri che proprio l'attenzione non la vogliono, pena la sensazione di trovarsi con un occhio di bue luminoso puntato su di sè e il resto è una sala buia di contorni indistinti.
Come si fa a non amare quindi le persone estroverse, le persone solari? Esse non rischiano in effetti di sentirsi spaesate in ambienti nuovi, oppure semplicemente non lo danno a vedere.
Ma in effetti nessuno qui vuole fare una requisitoria sugli estroversi, nonostante di fastidiosi estroversi ne esistano e pure molti. Talmente fastidiosi che pur di non sentirli metteresti la loro testa in una bacinella piena d'acqua e bicarbonato (ma questo solo perchè disinfetta).
Questo vuole essere un post di rivalsa per la gente timida, un po' impacciata nei primi apporcci amichevoli, che sembra snob, che sembra stronza, che sembra che voglia mangiarti le cervella e aprirti la cassa toracica a morsi ma che in realtà è molto divertente. Quelli come me insomma. Come al solito procederemo per punti, come i migliori saggi filosofici di cui non si capisce il filo logico.

Primo: i timidi non sono persone sole.
I timidi hanno amici, amori, famiglie, cani, gatti, canarini e basilischi come tutti. Magari ci impiegano un eone per scegliere di chi circondarsi, ma è per una semplice questione di selezione. I timidi pensano che non abbia senso circondarsi di persone con cui si ha poco a che fare, meglio una cerchia ristretta dove poter aprirsi completamente.

Secondo: i timidi non sono snob.
Ok, prima ho parlato di selezione. Ma non è una selezione consapevole, fatta secondo criteri specifici (per quanto io preferisca parlare ad uno scorpione del Caucaso piuttosto che con un leghista). E' più una selezione temporale: è il tempo che si impiega a conoscere una persona il fattore che porterà il timido a legarsi a questa. Se un timido non saluta per primo o non rivolge la parola per primo o ancora evita lo sguardo, non è perchè l'altro ha l'alitosi o è vestito di arancio (ma quanto odiamo l'arancio noi), è giusto perchè preferisce stare in silenzio piuttosto che aprire bocca e dire cose come "Ruby è la nipote di Mubarak". 

Terzo: i timidi sono riflessivi.
Il timido è più portato all'ascolto, all'osservazione e all'introspezione. Questo, nonostante possa farlo apparire come un bambino sociopatico, lo porta a sviluppare un alto grado di conoscenza di sè e del mondo. Ascolta attentamente le parole degli altri, osserva i gesti, riflette sulle conversazioni; mi rendo conto che a volte per un estroverso parlare con un timido può sembrare di fare una seduta psicoanalitica, in quanto quest'ultimo si limiterà ad annuire e dire frasi ad effetto sapientemente formulate prima nella sua mente, però cazzo, volete mettere che bello avere a che fare con persone di tal sorta?

Quarto: il timido è empatico.
Il timido capisce le emozioni degli altri, specie se anche questi sono altri timidi. L'empatia è quella cosa che ti fa dire "no, non prendo l'ascensore perchè magari c'è un disabile che ne ha bisogno e deve aspettare che finisca io il mio giro" oppure "dai forse è il caso di aiutare la matricola spaesata che non trova l'aula, dato che in effetti anche io ero come lei prima".  In questo senso l'empatia si rivela molto utile alla società.

Quinto: il timido non è noioso.
Non spenderei troppe parole su questo, dato che la prova è il mio intero blog. Se lo trovate noioso allora potete continuare a leggere le 50 sfumature di stocazzo per quanto mi riguarda.

Sesto: il timido non soffre di delirio di onnipotenza tale da isolarsi dal mondo.
No, scusate, ho detto una palla. A volte il timido preferisce stare un po' in disparte perchè vede la gente di merda che c'è in un aula universitaria, allora si eleva (magari sbagliando, ma chi può dirlo) a dio in terra capace di decidere del destino degli altri.
Ho riletto. Credo che questo punto sia da riferire a me solo, perdonatemi.

Lo scopo di questo post è il nulla eterno, lo credo anche io. Ma il punto è che le persone timide, per quanto bellissime, non sono sfigate, non sono pazze, non sono sociopatiche, non sono asociali. Sono solo persone capaci di riflessioni talmente allucinanti che preferiscono tenerle buone nella loro testa piuttosto che condividerle con emeriti sconosciuti.

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