lunedì 31 dicembre 2012

I propositi che dimentichi di aver fatto già il 2 Gennaio.

Oggi è l'ultimo giorno dell'anno, e io ne passerò metà sui libri per preparare un esame brutto brutto brutto che sarà tra poche brutte brutte brutte settimane. Ma ho sentito forte il bisogno di allontanarmi dalle sudate carte per venire qui a scrivere cose sempre utilissime all'umanità tutta quali i miei propositi dell'anno che verrà, l'anno 2013. Scommetto che ci sono persone che in questi giorni stanno guardando per diletto tutti gli oroscopi del globo, da quello cinese a quello uto-azteco, che si immobilizzano davanti alla tv quando vanno in onda programmi di cucina dove insegnano ad addobbare tavole poco sobrie per l'ultimo dell'anno. OVVIAMENTE NON STO PARLANDO DI ME, che credete... mica sto cercando scuse per non studiare, pff. Comunque, l'ultimo dell'anno è sempre il momento di abbandonare la sobrietà, di annegare in fiumi di spumante, di dimenticare le norme del buon costume e darsi alla pazza giuoia, perchè tanto dopo avrete ben 6 giorni di clausura durante i quali potrete riabilitare la vostra immagine agli occhi della società. Ma nei momenti di lucidità che avrete, tra un etto di cotechino e una ciotola di mandarini cinesi, sarete costretti, o da voi stessi o dai compagni di tavolata, a fare i buoni propositi. Purtroppo questo vi metterà di fronte alla triste consapevolezza di A)aver dimenticato quali avevate fatto a fine 2011  B) Se anche mi ricordassi quali ho fatto, sono pur certo di non averne mantenuto uno e C)Tanto anche questi che farò stasera verranno annebbiati dai fumi di...bollicine!
Ma io sono forte, io voglio spingermi al limite delle mie possibilità, voglio prostrare le mie capacità intellettive e mnemoniche per così fare un veloce elenco dei propositi che ho fatto nel 31/12/2011 e quali ho mantenuto o no.

N. 1: Proposito di diplomarmi: obiettivo raggiunto. Con un risultato pienamente nella media, che forse non mi ha soddisfatto del tutto, ma ce l'ho fatta, rischiando un esaurimento nervoso che non ha coinvolto solo me, ma tutta la sezione E classe III del Liceo Classico Arnaldo. Se non ci siamo uccisi come gladiatori romani nell'arena durante gli ultimi mesi di scuola, allora vuol dire che abbiamo raggiunto un notevole senso di autocontrollo.

N.2: Proposito di fare qualcosa per la mia carriera futura: Miseramente fallito. Non ne soffro particolarmente in quanto ho appena compiuto 20 anni, che certo non sono pochi (NON OSATE....!) ma se mi impegno posso comunque avviarmi in qualche progetto, ma si vedrà. Magari anche nei primi mesi dell'anno che verrà. Questo quindi me lo riproporrò.

N.3: Proposito di farsi meno paranoie in genere su me stesso. Ci sto lavorando. Vero è che io alterno ancora momenti di delirio di onnipotenza a crolli di autostima miserevoli tali da farmi nascondere nell'armadio tra i cappotti, con la ragionevole speranza di trovarci la porta per Narnia, ma posso assicurare che questi sbalzi comportamentali sono diminuiti, tutti a favore di un continuo delirio di onnipotenza, che ci piace molto.

N.4: Dipendere meno, economicamente parlando, dai miei genitori: miseramente fallito. Sentite, io ci ho provato a cercare qualcosa da fare durante l'estate post diploma, ma sembrava che la cittadinanza non avesse bisogno di me, nonostante io abbia particolari abilità come demolire le persone e un particolare gusto minimale. Anche questa è un'abilità, davvero. E comunque adesso che ho iniziato l'università il mio ultimo pensiero è cercarmi un lavoro part time, che vorrei anche frequentare assiduamente le lezioni. Quindi, Veronica Lario, mi sto rivolgendo a te, se non l'hai ancora capito. So che tu hai molto a cuore la mia sorte universitaria, IO LO SO. E se non ce l'hai vuol dire che sei un po' insesibbile, eh... Quindi, cara Vero, che ne dici di di un versamento ogni mese sul mio conto? Anche l'1% del tuo compenso mensile va benissimo. Eh, dai, mettiamoci d'accordo, che io c'ho bisogno di cose di Margiela, lo sai. So che puoi comprendermi.

Benissimo, sostanzialmente erano questi i 4 propositi che mi ero fatto, almeno quelli più importanti. Poi c'erano quelli meno significativi tipo dare un taglio agli zuccheri prima di rischiare il diabete, essere meno freddo con gli sconosciuti o smettere di parlare con la vocina da idiota al mio cane mentre sono in pubblico, questo per altro senza una reale necessità, dato che io non lo trovo così grave. E' la gggente che non è normale e non parla con i cani. I cani mica ti ascoltano se parli loro normalmente, loro ti richiedono la vocina da infante idiota, ma serio. Quindi il bilancio è uno e mezzo su 4, abbastanza sconfortante mi vien da dire. Quelli che non ho raggiunto, me li riserbo anche per il 2013. Eccetto quello dell'indipendenza economica, poichè non dipende da me ma dalla generosità della mia nuova migliore amica.
Ah, poi ne aggiungo un altro: curare il blog. Curare il blog fino a farlo diventare una testata dall'indiscussa importanza nazionale, che in confronto quello di Grillo sarà solo un blog di un pazzo sociopatico e pure un tantino emarginato. Curarlo e diffonderlo, pubblicizzarlo, in modo che io poi sia a pochi passi dalla dittatura Europea, nella quale le infradito non saranno permesse e chi infeltrisce i maglioni sarà incarcerato. La mia genitrice si sta preoccupando già, io lo so. Dicevamo a proposito del delirio di onnipotenza...?

Qui poi, è il luogo adatto dove anche voi potete mettere per iscritto tra i commenti i vostri propositi, lasciandoli così indelebili nello spazio della rete, in modo che non avrete più scuse per dire "Eh, me li sono dimenticati...".
Buon anno a tutti, comunque. Che sia prospero e ben vestito.



giovedì 27 dicembre 2012

Come mando a stendere il prete di Lerici.

Lerici è una ridente cittadina che sta in quella regione a forma di arcobaleno che è la Liguria. Ad un cazzo di nessuno frega dove stia, davvero, magari è pure bella, non ne dubitiamo. Purtroppo questa città ormai non se la filerà più nessuno per la sua bellezza (ammesso che ce l'abbia, io non lo so), bensì per un motivo più spiacevole: il suo prete. Il suo prete che dice minchiate. Il suo prete che dice minchiate e le stesse minchiate le scrive su un foglio. Il suo prete che dice minchiate che scrive su un foglio che, invece di tenerselo per se, lo espone fuori dalla chiesa. Ora ci troviamo di fronte ad un altro caso di un prete che ha perso l'occasione per tacere. Perchè sicuramente sapete cosa ha farneticato questo sociopatico: ha farneticato che le donne, la specie femminile umana, provoca. Ma cosa provoca? Il femminicidio. E come lo provoca? con abiti succinti e piatti freddi. Provoca ed istiga il maschio italiano alla violenza perchè è distante da quel modello fascista di donna dedita al focolare e alla cura dei figli.
Io davvero vorrei che tutto questo fosse uno scherzo, che i motivi da lui espressi siano stati inventati dallo scrivente solo per far ridere di una cosa poco divertente, ma purtroppo è la dura realtà. Qui non è uno scherzo, qui è la realtà della visione retrograda e maschilista che la penisola ha della donna.
Già il fatto che il giornalismo italiano abbia coniato un termine per indicare il "delitto passionale" verso le donne la dice lunga sulla gravità del fenomeno. Questo termine è femminicidio.
Non voglio certo citare statistiche o dire cose scontate giusto per farmi dire che ho ragione dai miei lettori, ma questo per ben due motivi: 1-Ho sempre ragione e 2-I miei lettori mi danno sempre ragione.
Voglio solo pensare, esporre le mie riflessioni e far pensare.
Credo che serva una massiccia dose di quella che è chiamata "Cultura del rispetto" in Italia, ma da fare nelle scuole anche. Credo che ci vogliano più politiche statali per "proteggere" le donne da mariti pazzi, da esseri squilibrati che vedono la donna come "Cosa da ottenere e da possedere". Se non è mia, allora non sarà di nessuno. Questa non è mentalità da XXI secolo, e il solo fatto che ci sia un essere della Chiesa ad esporre tali idee mi fa venire la pelle d'oca, facendomi dubitare fortemente delle sorti umane progressive. Allora io dico che questo prete, con le sue farneticazioni da sessualmente represso, mi istiga alla sberla di dominio pubblico. Lo dico, lo stampo e lo espongo fuori dal balcone.
E bisogna anche smetterla di pensare che questa sia "roba che le donne devono risolvere da sole", perchè qui il problema è grande, qui il problema riguarda tutti. E' lo stesso problema che costringe la donna media italiana a farsi in quattro per ottenere una carriera soddisfacente e nello stesso tempo mantenere una famiglia unita. Io ho una madre e una sorella, che per fortuna non sono state mai maltrattate da persone (perchè chiamarli "uomini" sarebbe elevarli al rango di persone dotate di raziocinio e controllo degli istinti), ma credo che a nessuno sfugga il fatto che loro abbiano fatto più fatica dei loro colleghi maschi per ottenere gli stessi risultati.
E poi ci si mette pure Monti a dirlo, nella sua conferenza stampa di fine governo. Pur non essendo un discorso originalissimo, ha almeno cercato di porre l'attenzione sul problema, nonostante il suo breve esecutivo non abbia fatto poi molto in tal senso. Ma si apprezzano le parole. E chissenefrega se ad una vera politica a favore delle donne ne consegue un punto in percentuale in più del PIL nazionale, ci sono cose che per fortuna trascendono l'economia.
In definitiva, nessuno dica che l'abito succinto istiga la bestia maschile alla violenza. Uno può semplicemente dire "E' vestita male", e ne ha il sacrosanto diritto di farlo. Ma con quel commento siamo BEN DISTANTI da una concezione rozza come quella del prete di Lerici. Anni e anni di emancipazione femminile e di lotta e poi c'è gente che ancora non l'ha capita, gente per la quale non dico la lapidazione, ma almeno una gogna, un barile di pece e delle piume sì. O una scomunica, anche quella mi va bene. E' forse colpa nostra se il celibato lo istiga a tali prodezze mentali degne della mummia Otsi?Deve forse scaricare sul mondo la sua frustrazione? Io non lo credo, ma noi certamente dopo queste uscite da pazzo criminale (perchè è criminale quello che ha detto, NON CI SONO STORIE) possiamo sì scaricare su di lui la nostra indignazione, a suon di cavoli in faccia.


domenica 23 dicembre 2012

Il continuo dramma del parrucchiere.

Io credo che noi non si parli mai abbastanza di questo problema. Ma che dico problema, è meglio dire EMERGENZA. E sto parlando dell'andare a tagliarsi i capelli, a risistemarsi la chioma, a spuntare l'orrido, a ordinare ciò che noi a casa da soli, con intrugli vari e arnesi elettronici siamo subito pronti a mettere in disordine.
Ecco perchè ho deciso di parlarne, di scriverne. Perchè io al sociale CI PENSO. Ne scrivo affinchè l'anno prossimo non si verifichino più queste vicende drammatiche. Ecco, mettetemi già un fondale nero con una musichetta triste di pianoforte in sottofondo che sono pronto a fare lo spot progresso e chiamatemi pure "Fabio per il sociale", che sono qui proprio perchè nessuno debba più prendersi dallo sconforto quando deve andare dal tagliachioma.
Io, nei pochi anni che ho di vita (non osate dire il contrario o vi vengo a prendere con la gente), di parrucchieri ne ho provati diversi. Tanti forse, magari troppi. Addirittura nel 2008 mi ero pure messo in testa di provare tutti quelli di Brescia, ma davvero non so perchè io avessi in mente questi progetti da persona triste,nullafacente e anche un po' problematica. In ogni caso, ciò che ho potuto notare, con lo sguardo critico che mi caratterizza (cioè lo stesso che solo dopo diversi mesi mi ha fatto accorgere dell'enorme crepa che c'era di fronte a me nell'aula liceale) è che i parrucchieri, ormai ne sono certo, hanno diverse unità di misura. Diverse da quelle della società civile, io intendo.In effetti non si è mai capito perchè  2 cm da loro equivalgano alla superficie del deserto del Gobi. So che le persone possono capirmi. Immaginate il giramento vorticoso di testicoli che ognuno di noi prova quando, dopo aver aspettato una cazzo di settimana per andare, poichè sette giorni prima una voce annoiata ti ha detto "guarda che non c'è posto", torna a casa con la voglia di uscire solo con un colbacco da siberiano perchè la falce nemica ha tagliato tutto ciò che di bello c'era, se non su questo mondo, sulla nostra testa. Ecco, io credo che questo debba finire.
Ma se siamo certi ormai che loro abbiano diverse unità di misura, siamo anche certi del fatto che la classica frase che nei film americani di serie C (quelli con cheer leaders bulle e sfigato con gli occhiali che poi vince il campionato di sceglietevoichesport) va così bene, cioè "Vorrei solo una spuntatina", be', nella realtà porta ad esiti diversi. In quei film "Vorrei solo una spuntatina" o "Vorrei solo spuntarli" solitamente ha il risultato di trasformare uno scacciafighe post-apocalittico in un John Travolta nei suoi anni migliori, brillantina o meno. Peccato che la celluloide ci tragga davvero in inganno, e poi magari ci rimaniamo di cacca come quando scopriamo che la Signora in giallo effettivamente non esiste. Lo so, sono ancora in terapia per questo. Ecco, quando uno di noi dice al proprio parrucchiere la frase "Vorrei solo spuntarli", può scommetterci la retina destra e tutta la biodiversità dell'Amazzonia che esce ESATTAMENTE uguale a prima. Ma proprio spiaccicato. Ma proprio una fotografia. In pratica, paghi 25 euro per farti lavare i capelli. Stop. 25 euro regalati ad un salone bisognoso, nella speranza loro che non gli arrivi Tabatha a rimetterli in riga.
Io mi rivolgo a voi parrucchieri, mi si porti subito un pulpito neo-barocco dal quale possa elegantemente predicare. Vogliamo chiarezza nei nostri rapporti, vogliamo sincerità, vogliamo il dialogo che cazzo sì ce lo vendono come la base di tutte le cose. Se vi chiediamo 2cm, non vi stiamo dando carta bianca per testare le novità appena apprese nell'ultimo corso di aggiornamento, non vogliamo uscire pettinate come Lady Gaga o, peggio, Orietta Berti. No. Vogliamo solo 2cm in meno, vogliamo capelli in ordine e più leggeri. QUESTO VOGLIAMO. E quando vi chiediamo una spuntatina, allora sì, lì ci affidiamo completamente al voi, al vostro  estro, alla vostra abilità, alle vostre forbici, ma con la premessa che vi prego non esagerate, che vogliamo comunque essere riconosciuti dai nostri amici e parenti. Vogliamo solo un tocco nuovo e fresco, non un'impalcatura da cantiere navale sulla testa, ecco tutto.

domenica 16 dicembre 2012

My female style icons.

Oggi, nella significativa data di Domenica 16 Dicembre, per rendere più fruttuosa questa domenica,giorno famoso per la sua intrinseca depressione, ho deciso d'inaugurare questa mia nuova rubrica, dall'originalissimo tema, mi han detto. Non lo fa mai nessuno, commentare le proprie icone di stile. Cioè, chi cazzo sei, Giusy Ferrè? In ogni caso, questa è la prima puntata. Nei prossimi giorni, parlerò di un'altra donzella dai capelli castani e lisci, sempre della nostra nazione.

Le sporadiche volte in cui accendo la tv (prevalentemente la sera, quando qualche parola pronunciata da idioti deve riempire il vuoto di pensieri che si è causato nella mia testa dopo sei ore di lezione) rimango esterrefatto dalla quantità di ciarpame vestiario che sono costretto a vedere. Cose che voi umani del nord Europa non potete immaginare, cose che solo in Italia possono succedere, cose che possono provocare attacchi epilettici anche a chi non ne soffre. La gravità della situazione, degna dei disastri ecologici più devastanti accaduti sul globo terracqueo, è accentuata se si pensa al fatto che lo stivale ha dato i nobili natali a personcine "insignificanti" quali Miuccia Prada, Valentino, Armani e finisco qui perchè l'elenco diventerebbe lungo e prolisso (e poi, vi spaccherei pure le balle). A questo punto, verrebbe da chiedersi che diavolo sia successo, quale sia stata la causa di questo improvviso scoppio di merda nel cervello nei personaggi televisivi di nazional-popolare fama. E soprattutto, perchè i Maya non avevano previsto ciò, che è BEN più importante della fine del globo? Forse che questa sia una prova delle loro fallimentari e insulse previsioni? Chi può dirlo. Quel che posso dire è che questo scempio dobbiamo e deve essere fermato. Si fonda subito un'associazione Onlus che faccia corsi di buon gusto, si promulghi un decreto nella Costituzione, nella carta dei Diritti dell'Uomo, qualsiasi cosa: noi così non possiamo andare avanti. Si, Barbara D'Urso, sto parlando proprio di te! Capisci che quei tubini ti fanno sembrare un salame felino appeso per la stagionatura? E anche di te, Mariah De Filippi, che co' sta storia del vestirti casual da tipo 20anni ora sembri una barbona alla fermata della metro Duomo. E mi dispiace fare questo paragone, per i senza tetto ovviamente, che certo non meritano un confronto con te, caschetto biondo.
Ma, fortunatamente, nel panorama televisivo italiano si stagliano come fari delle Highlands (o come alani in un branco di chiuahua, fare voi) scozzesi esempi di eleganza e sobrietà. rari, sporadici, che proprio per la loro scarsa diffusione ci appaiono come gli ultimi baluardi dello stile nazionale. E ve ne voglio citae subito uno, Geppi Cucciari. Salutiamola, che mi legge sempre. Voglio chiarire che per scrivere questo post non mi ha pagato nessuno, nemmeno la produzione di La7. Ma voglio anche dire che se volesse farlo, io certo non rifiuterò. Intellettualmente parlando, sono un'Olgettina. Scriverei anche per la carta igienica di Libero se questo mi permettesse di iscrivermi all'albo. Scusate, ma l'ambizione è una cosa brutta e io devo farci i conti. Ma torniamo alla Geppi. Ella attualmente conduce, ormai da tre anni credo, un programma dalla minima durata, dalle 19.15 alle 20.00, chiamato G' Day. Un programma di satira, e di nicchia mi vien da dire, dato che totalizza solo il 2,qualcosa % di share. Ancora noi non sappiamo cosa sia questo share e perchè esista, ma francamente chissenefrega, è una brutta parola e per la sua assonanza con "Spread" non può che essere qualcosa di malvagio e demoniaco. In ogni caso, l'ex comica di Zelig è dimagrita in modo costante grazie ad un'efficacie dieta tisanoreica. Cosa sia, non è dato saperlo. Resta il fatto che ora è più faiga che mai, con tutte le curve giuste. E poi io trovo che l'ironia doni molta eleganza ad un individuo. L'ironia e il parrucchiere. Queste due chiavi vi spalancheranno le porte del mondo. E a lei non manca nessuno dei due. Poi ha un gusto very minimal che allo scrivente non può che far piacere. Minimal forevvah, ricordatevelo sempre. Quindi indossa tubini molto semplici che donano molto alla sua forma a clessidra. le uniche variaziani che si concede sono qualche balza in punti strategici, inserti in pelle o isolati decori. E poi tacchi chilometrici, che se non ci sono quelli in tv sembri una che è capitata lì mentre andava a far la spesa per il gatto. Purtroppo, questo programma verrà soppresso alla fine della prossima settimana, e niente e nessuno potrà riempire il mio vuoto interiore delle 19.15.








Ecco, credo che ogni donna debba avere nell'armadio uno dei suoi tubini. E la sua ironia, che è sempre indice d'intelligenza, davvero. Io ci credo.

martedì 11 dicembre 2012

Coincidenze mai casuali.

Ecco una foto dell'editoriale apparso sul numero di Vogue Italia di Ottobre, firmato Bruce Weber, con protagonista Stella Tennant nella sua tenuta nelle Highlands Scozzesi.


Ed ecco la modella di apertura della pre-collezione Chanel (Karl Lagerfeld) presentata il 4 del corrente mese a Linlinthgow, in un castello Scozzese di cui ora mi sfugge il nome.

Mi piace un sacco sottolineare l'ovvio, scusate. None vi posto tutte le foto dell'editoriale perchè mica ne ho voglia; è stata una lunga giornata. Tanto una copia arretrata la trovate, altrimenti c'è sul sito vogue.it.

domenica 9 dicembre 2012

Non lo faccio spesso, ma so scrivere di moda anche io.

Il mio blog è giovane, molto giovane, ed è stato principalmente creato perchè io mi dessi da solo una piattaforma visibile (ma visibile dove poi? pff) dove poter scrivere. I miei lettori lo sanno, la mia passione è la moda. Tuttavia, in questo blog non ne parlo quasi mai.
Ma oggi, per dimostrare che io merito di essere scelto da Vogue tra gli Undici (e lo metto colla maiuscola così conferisco un'aura sacrale tipo "Compagnia dell'Anello"), do voce alla mia vera passione, sperando di fare cosa buona e giusta e non un assemblaggio di parole senza capo né coda. E siccome io sono sempre sul pezzo, sono sempre il primo che arriva, pronto a divulgare la notizia quando è ancora ignota al globo, parlerò delle collezioni primavera-estate 2013, che sono state presentate a Settembre di quest'anno. Eeeeeeh lo so, come sono aggiornato io nessuno mai. Cioè, Mentana spostati, su...

Misura e sobrietà: queste parole riassumono molto bene ciò che si è visto di più sulle passerelle milanesi. E poi colore, colore e colore. Si parla sempre d'estate, alla fine.
La gioia dell'estate è data dai colori, freschi e pieni della joy de vivre estiva. A cominciare da Dolce & Gabbana, dove la geometria dei tagli, data dalla linea ad A e dal trapezio, viene ammorbidita dai cotoni e dalle organze. I colori, ispirati ai pupi e ai carrettini siciliani, trasmettono un'allegria folkloristica e mai frivola. E il folklore, poi, celebra direttamente l'artigianalità e la sapienza sartoriale, di quelle signore del sud che si riunivano in compagnia per confezionare pizzi e merletti, le stesse signore che confezionavano il corredo per la dote della nipote.
Questo è il mio look preferito. Lo trovo freschissimo, elegante e per niente volgare. E poi credo che si adatti bene anche a fisici un po' più curvy.
                           
       Dolce&Gabbana, collezione primavera estate 2013
Sempre tra forme definite ma fluide, tra colori energici ma mai volgari, tra artigianalità e ricerca, troviamo la collezione di Fendi (che tra l'altro compie 87 anni, mica male..). Certamente su una strada diversa dalla celebrazione del folklore siciliano di Dolce & Gabbana; piuttosto, strizza l'occhio agli anni '60; con un'interpretazione assolutamente moderna però, data dalla sovrapposizione di pannelli di tessuto cuciti con la saldatura. La donna Fendi è assolutamente ironica, sa giocare col look e sa divertirsi, ma non si concede di apparire ridicola al resto del mondo anche se è estate. Perchè va bene lasciarsi andare, ma non per questo conviene diventare delle squinzie sguaiate. Quello no, questo la donna Fendi lo sa; la donna Fendi ti dice "Ma perchè devi diventare idiota per farti vedere? cosa ci guadagni? Ma proprio nulla. Ma guarda che il low profile ci azzecca sempre. E guarda me, che anche se sono vestita low profile indosso le pellicce gialle d'estate. Se non è ironia questa...! 


Geometrie fluide e non costrittive anche per Etro, dove ci si ispira all'oriente, alla via della seta, ai viaggi e alle stampe floreali dei kimono,dei kaftani e degli harem pants.Anche per Etro la donna è misurata e attenta, ma con un'aria più "naif" per certi versi. E non indossa semplici vestiti, ma stoffe dipinte, opere d'arte pittorica da indossare (giuro! Son dipinti a mano,eh!). La cosa che mi piace molto di questa collezione è il fatto che, pur nell'estrema varietà delle stampe e delle forme, sia tutto più che portabile. In effetti a nessuno dovrebbe piacere l'effetto bomboniera, nemmeno se ci si ispira all'oriente, chè sembrare una geisha scappata di casa è davvero brutto. Etro ti prende un po' di fiori, maxi e mini, un po' di abiti lunghi e scivolati, con qualche taglio asimmetrico per niente casuale e BAM: hai un vestito perfetto, delicatissimo e divertente allo stesso tempo. Due aggettivi che far concordare tra loro è difficile: io, per esempio, delicato proprio non sono, dato che quando salgo le scale mobili della metro provoco scosse di 7.4 nella scala Richter (e non peso nemmeno tanto, bah) ma divertente sì: mi servirebbe un po' più di magia Etro.

E se di ispirazione orientale vogliamo (e dobbiamo!) parlare, allora non si può non citare la collezione di Emilio Pucci. Asia everywhere, Asia dovunque, dall’India alla Cina; ma meno naif di Etro, piuttosto più sensuale e self-confident. Sensualità che è stemperata dal candore e dalla leggerezza dei tessuti, per lo più eterei e impalpabili, come seta e raso. E’ sicuramente sexy, ma non volgare: le sovrapposizioni, le trasparenze e le forme fluide creano un bellissimo giuoco di seduzione. Pucci, e il suo designer Peter Dundas, insegnano come essere sexy senza scadere nella scontata volgarità. Perchè esponendo tutto e subito si toglie fascino, si toglie mistero. Il mistero che ci evocano le stampe di dragoni orientali, l’oro indiano e gli arabeschi: rievocazioni di mondi che il web ha avvicinato, ma non si può cancellare la voglia di evasione.








In definitiva, io non so se sia per la crisi o che altro, ma è da un po' di stagioni che si ritorna al concetto classico di eleganza: la ricerca e l'innovazione,certo, non si fermano, ma ogni maison torna sui suoi cavalli di battaglia per riproporli in vesti contemporanee. Ed è una strategia vincente. Non è che non l'abbiano mai fatto, di ritornare sui propri passi intendo, ma c'è un sapore nuovo: un sapore che sa di sogno, di evasione, di voglia di dimenticare le bruttezze e le preoccupazioni che siamo costretti a vedere ogni giorno. Non c'è spazio per le varie Belèn o veline, la bellezza e la sensualità con loro non hanno nulla a che fare. E' meglio tornare ad attualizzare il concetto dell'eleganza classica, che in tempi di crisi c'abbiamo bisogno di sentirci sicuri. E già rischiamo di rimanere in mutande anche senza volerlo, almeno cerchiamo di coprirci bene.


venerdì 7 dicembre 2012

L'inverno, dicembre e il Natale.

E' finalmente dicembre, che gioia infinita. Talmente gioia che noi tutti dovremmo andare in giro cantando "Quando viene dicembre" del cartone Anastasia, che lasciatemelo dire è proprio BRUTTO.
Io, quando inizia il mese di dicembre, mi accendo di una luce nuova. Già alla fine di novembre il mio nasino molto poco alla francese inizia ad annusare il profumo dell'euforia, soprattutto perchè la fine di novembre dovrebbe essere un evento festeggiato dalla collettività tutta. Novembre è un mese inutile, l'hanno messo lì perchè serviva riempire lo spazio che stava tra gli ultimi sprazzi d'estate e l'inizio delle festitività natalizie. Le mattine di novembre ti mettono uno scazzo addosso che davvero neanche la Santanchè in preda ad una crisi epilettica riuscirebbe a farti venire. Novembre vuol dire 29 giorni di scartavetramento di coglioni con nessuna interruzione tra questi: l'unica eccezione è il primo novembre, che poi è il giorno dei morti, che poi che allegria, no? Il giorno dei morti. Considerando poi che crisantemi e pan dei morti provocano disturbi di buon gusto allo scrivente, potete immaginare quanto io sia felice quando finisce novembre. Oltrettutto, novembre è il mese della cimice nell'armadio. Io qui vorrei porre l'attenzione su questo enorme problema sociale che affligge le case italiane in novembre. Il più giovane di casa Lentini, quando deve aprire l'armadio a novembre, inizia ore prima un training autogeno che non sempre si risolve nel migliore dei modi. Per aprire l'armadio si arma di manico di scopa e cellulare col 112 già digitato. Si avvicina con circospezione all'armadio, mantenendo comunque la ragionevole distanza di sei metri; a questo punto entra in gioco il manico di scopa: il trucco sta tutto nell'infilarlo nella maniglia dell'armadio e fare leva finchè il forziere dei suoi tesori non si apre. Se durante questo delicatissimo momento, dalla tensione palpabile a tutti, sente un minimo rumore, molla tutto ciò che ha in mano e corre per nascondersi sotto il plaid. Se poi il rumore è un fruscio d'ali d'insetto, allora è finita. Allora serve il ricovero ospedaliero. Allora richiamatemi quando dovrete fare il remake di "Risvegli", che sono un perfetto candidato.
E poi, a Novembre non si capisce mai come ci si debba vestire: i 15° C mandano in confusione il popolo. Quindi siamo sempre a metà tra un palombaro e un aborigeno australiano. Ecco perchè amo dicembre, perchè con dicembre tutte queste incertezze finiscono. E l'importanza del corrente mese la si nota già da come inizia. Infatti, com'è noto, il terzo giorno di dicembre, 20 anni fa, io apparii (o apparvi, le forme sono ugualmente corrette) su questo tristo globo, colla specifica missione di renderlo più bello e più divertente. Sto già lavorando per gli unicorni, non disperate. Ah sì, poi il primo dicembre c'è la giornata mondiale per la ricerca sull'AIDS, per la quale noi tutti dovremmo sempre fare qualcosa, ma questa è un'altra storia.
Così, coll'avvento del mio compleanno, la temperatura si abbassa drasticamente in modo che non ci sia differenza tra la mia freddezza nei rapporti umani e il clima. Che bello! Finalmente si tirano fuori maglioni di lana sottili come veline che belli son belli, ma scaldare proprio no. Però per il piumino io aspetto gennaio, piuttosto mi faccio amputare le dita dei piedi. Non bastasse tutto ciò, ci si mettono le decorazioni natalizie, il profumo di cannella e zenzero e le cioccolate calde a mettermi di buon umore. Certo, sono sempre verstito di carta velina e quindi sto congelando, ma a voi non lo dico. E comunque c'è l'odore di cannella che basta per scaldarmi. Amo tantissimo il natale. Perchè sono cattolico e credo che la ricorrenza della nascita del Salvatore sia da festeggiare? PPPPPFFFFF! MA QUANDO MAI! Ma perchè ci sono le strade illuminate!
Io se vedo una strada illuminata regredisco ai 12 anni. Se poi nevica è finita, la regressione all'infanzia vede il suo estremo compimento in me che mi rotolo nella neve e lancio palle di neve alla sorella. Comportamento davvero maturo, per uno che ha appena compiuto vent'anni... La strada illuminata è solo il contorno di tutta la magia del natale consumista che veramente a noi piace, perchè a noi piacciono i regali. Noi vogliamo soffocare nei regali. Si pretendono fiocchi e carta rossa luccicante in ogni angolo della casa! E ci piace molto anche farli, i regali. A volte, è vero, viene l'esaurimento nervoso quando non sai cosa regalare alle persone a te più intime, ma vi posso assicurare che le pantofole e il guanto da forno a Natale non sono quasi mai ben accetti.
Poi, la crisi ci viene in aiuto, per una volta! Ci aguzza l'ingegno, ci fa diventare per qualche ora dei nonni che regalano cose fatte a mano con ammooore e fantasia! E si spazia dalla conserva fatta in casa ben confezionata, alle cose all'uncinetto (ma se come me avete la manualità di una lucertola cieca e senza coda lasciate stare), ai collage fighi di fotografie fighe, ma dovete essere bravi, altrimenti fate l'effetto bambino dell'asilo che incolla i giornali sul foglio senza cognizione di causa.

Ora, momento serio della serata, sempre connesso all'argomento: mi rivolgo ai lettori che con affetto incondizionato mi seguono e che per tutto hanno risposta. Voi sapete che dicembre è anche il mese dei "buoni propositi dell'anno che verrà", sostanzialmente delle minchiate apocalittiche che ci dimenticheremo nel corso dell'anno quali "voglio studiare di più" oppure "prometto di farla finita col burro d'arachidi". Ma questo che voglio fare, più che un proposito, è un obbligo che impongo alla mia persona, oltre ad essere un richiesta   di fondamentale urgenza. Io voglio scrivere, lo si sa; ma voglio farlo da professionista! So che da come scrivo può sembrare che gli argomenti seri e ponderati non facciano per me, ma io ci voglio provare, diamine. Ora, molti mi dicono che già adesso dovrei iniziare a scrivere "per qualcuno": è evidente che i consigli di questi "molti" siano solo complotti per farmi sentire inadeguato nei confronti del mondo; ma se avessero ragione? Se dovessi iniziare ADESSO? E per chi, poi? Non è che stanno aspettando proprio Fabio Lentini al Corriere. Qui viene la richiesta: come consigliate ad un povero cerebroleso colla passione per le parole di iniziare seriamente a fare quello che gli piace? Nel senso, cosa si fa? Ma si cercano indicazioni precise! Del tipo chi,cosa e come devo contattare. Certo che non pretendo un contratto tra due giorni, ma mi basterebbe scrivere su una rivista online,sul cioè, sul giornale locale, cazzo qualsiasi cosa va bene, non sono schizzinoso. Solo un po' di pratica prima di dare concretezza alle mie mire espansionistiche dalle quali tutti dovranno trarsi in salvo.